• Pubblicata il 05/01/2007
• Autore: Deby81

Joseph - Como Trasgressiva

Mi trovavo a Firenze per lavoro e consumata la cena salii in macchina alla ricerca del mio passatempo preferito. Non cosocendo la città anadai in macchina a zonzo qua e la’, finché giunto in un viale di periferia non scorsi alcune prostitute. Per quanto avessi notato delle bellissime ragazze sia bianche che di colore, non mi fermai perché non erano loro il mio obiettivo. Continuai quindi a perlustrare la zona per almeno un’ora, ma niente: nessuna trans in vista. Peccato ero eccitatissimo dall’idea di scovare in una città a me sconosciuta una bellissima trans che mi facesse assaporare il suo bel cazzone.Però ormai si faceva tardi, la mattina dopo mi dovevo recare molto presto al lavoro e quindi, seppur deluso, mi ero deciso a ripiegare su una delle nigeriane che avevo prima intravisto. Ne scorsi una molto carina, che si poneva sulla strada mostrando il suo strepitoso culetto perizomato. Mentre mi stavo avvicinando mi venne però un’idea: perché non chiedere infatti proprio a quella bellissma creatura dove lavoravano i trans? Lo so, sembra una cosa da niente, dovete però sapere che la mia voglia di trans non è soltanto un segreto che custodisco per ovvie ragioni di privacy, ma è, o meglio era, un piacere la cui conoscenza potevo condividere soltanto con un trans, non certamente con una donna seppur a me sconosciuta. Per quanto esperto di svaghi notturni a pagamento per le periferie di mezza Italia continuo infatti a provare eccitazione, ma anche un’ipocrito timore, tutte le volte che affianco una qualsiasi prostituta, donna o trans che fosse; mi vergognavo tantissimo quindi all’idea di rivolgermi ad una ragazza manifestandole il mio desiderio di andare con una trans. Fatto sta che quella notte scattò in me qualcosa di diverso, l’idea dell’eccitazione determinata da una situazione per me imbarazzante e umiliante, mi convinsero infatti ad accostarmi a quella bellissima nigeriana non per contrattare un incontro con lei, ma per chiederle dove lavoravano le trans. Abbassai quindi il finestrino; la nigeriana avvicinandosi stava già proferendo le solite frasi di rito :”ciao amore”; rimasi inebetito per un attimo, vergognadomi un po’, ma presi coraggio e le dissi:”scusami ma volevo soltanto chiederti dove si trovano le trans, perché è più di un’ora che giro, ma ancora non le ho trovate”. L’apprensione iniziale si tramutò in un intenso eccitamento per essermi svelato davanti a quella bellissima creatura, manifestandole i miei gusti sessuali e significandole che per quanto lei fosse strafiga le preferivo una trans, una donna con gli attributi maschili! La ragazza, sorpresa dalla mia domanda, fortunatamente non la prese male, e si limitò a lodare i suoi servigi, ma io insistevo a dirle che preferivo le trans; allora mi chiese perché mi piacevano gli uomini e io le spiegai che in realtà per me quelle erano delle donne, soltanto che in più avevano il cazzo. Si rassegnò all’idea di non avere guadagnato un cliente e mi indicò la strada per raggiungere il viale in cui lavoravano le trans. La ringraziai, salutai e mi allontanai. Il mio uccello era in pieno tiro, ero eccitatissimo dall’idea che nell’opinione di quella strafiga fossi un ricchione. Premetto che io personalmente non mi sento un gay, perché mai andrei a letto con uomo, ma trovavo eccitante immaginare che la nigeriana lo pensasse: un’idea sadica del piacere che aumenta proporzionalmente all’umiliazione patita; umiliazione peraltro virtuale perché si fondava non tanto sulle mie emozioni, quanto sull’idea che io immaginavo la ragazza si fosse fata di me. Comunque sia riuscii a trovare Osmannoro, la località in cui le trans si prostituivano non senza alcune difficoltà. Passando con la macchina ne notai sei, o sette; scelsi una piccolina, ma dalle enorme tette: era una brasiliana di nome Adriani, una mulatta dalla quinta abbondante, con un bell’uccellone, di quelli che piacciono a me. Dopo averla spompinata mi posi alla pecorina, Adriani mi umettò con la lingua il mio buchettino e seppur con un po’ di fatica mi penetrò con il suo arnese. Mi aveva scopato benissimo, avevo goduto, ma non ero ancora sazio. Salutai Adriani e feci ritorno verso l’albergo; mi rendevo conto che quella notte, più che l’atto sessuale in sé con la mulatta, la mia mente era ancora attratta dalla piacevole sensazione che avevo provato nel considerarmi umiliato al cospetto della bella nigeriana. Sulla via del ritorno, come detto non ero ancora sazio di emozioni, ripassai quindi lungo il viale dove lavoravano le nigeriane e appena vistane una fermai l’autovettura arrapato dall’idea di potere ripetere l’esperienza vissuta prima: anche a questa ragazza, un’altra figona devo essere sincero, chiesi dove lavoravano le trans; la sua risposta però mi sorprese eccitandomi ancor di più: l’africana infatti mi chiese a sua volta che cosa mi piaceva; risposi che volevo una trans e lei mi ribadì la sua domanda; fui allora più esplicito e le dissi che volevo esser scopato da una trans; ed è in quel momento che fui piacevolmente sconvolto dalla dichiarazione della nigeriana, perché lei mi disse “io ti scopo”. Ovviamente bleffava pur di non perdere un cliente, io però continuai e le chiesi- facendole credere che ero serio – se lei fosse veramente una trans; questa, disinvolta rispose affermativamente. Avevo raggiunto il mio scopo, mi ero fatto umiliare da quella ragazzina di colore che – almeno nella mia mente – pensava di prendersi gioco di un allupato ricchione. Il bel gioco dura poco però e quindi la salutai e me ne tornai in albergo. Quella notte avevo però capito che mi eccitavo nel vedermi umiliato e preso in giro e decisi quindi che in futuro avrei ripetuto l’esperienza, magari sviluppandola in modo ancora più accattivante.
Da quella notte infatti tutte le volte che vado a trans, specialmente in un posto che non conosco, prima di tutto mi dirigo verso le nigeriane ed inizio in quel modo ad eccitarmi. Con il tempo ho comunque sviluppato
degli accorgimenti e se sono particolarmente arrapato mi rivolgo direttamente a loro come se fossero delle trans e quando queste mi spiegano che sono delle donne, mi scuso chiededendo dove posso trovarle. Devo dire che non sono sempre rose e fiori: spesso queste ragazze che parlano poco l’italiano non mi capiscono, cerco allora di speigare loro chi siano le trans, delle ladyboys, uomini con le tette, ma nel frattempo la magia dell’eccitamento svanisce; o altre ancora si arrabbiano, mi mandano a quel paese, soprattutto non si confrontano con me: l’eccitazione lascia quindi lo spazio ad uno stato di mera frustazione.
Trovo invece bellissimo quando queste stupende pantere mi rispondono teneramente, convinte di essere di fronte ad un ingenuo culattone, e mi indicano la zona dove esercitano le trans, oppure mi spiegando dolecemente che loro sono delle donne vere.
Una notte, in una zona di periferia della mia città frequentata dalle nigeriane, riprovai il mio giochino. Mi fermai davanti ad una e le chiesi se era una trans: la ragazza non capiva, iniziai allora a spiegarle cosa intendevo, ma devo dire che mi stavo già stufando quando invece la ragazza capì a chi facevo riferimento. Mi guardò con un po’ di disprezzo e mi disse “vuoi scopare con uomini”; dissi di si e allora lei sempre con alterigia mi disse indicando due sue colleghe poco più avanti “là sono uomini”. Feci finta di crederle e chiesi conferma che quelle due più avanti fossero delle trans; la nigeriana allora si mise a ridermi in faccia e ribadì che quelle erano uomini e così facendo sempre ridendo e ad alta voce si rivolse alle altre due. Mi avviai allora verso quelle due e dal finestrino sentivo che le tre nigeriane si stavano urlando qualcosa sempre ridendo (presumo di me). Ero ovviamente eccitatissimo dalla piega che aveva preso la vicenda, soltanto che non sempre le occasioni si fanno prendere al volo. Mi fermai infatti dalle altre due nigeriane e chiesi loro se erano delle trans: queste mi risposero affermativamente, ma io purtroppo ero un po’ imbarazzato, sapevo che non erano delle trans e allo stesso tempo non sapevo come concludere il gioco e quindi dissi loro che non mi fidavo e mi allontanai. Ero però più eccitato che mai dall’idea che una ragazzina nigeriana potesse prendermi in giro al punto da pensare di farmi credere che fosse una splendida trans disposta a farmi godere con il suo bel cazzone dentro il mio culetto.
Nei giorni seguenti riflettendo su quanto era accaduto pensai che dovevo assolutamente portare avanti il gioco, non potevo fermarmi, era troppo arrapante. Decisi quindi di recarmi in un sexy shop e acquistai un bel vibratore in lattice e del lubrificante anale. La notte stessa mi recai nuovamente dalle africane; misi il vibratore all’interno di un sacchetto di nylon, ma ben visibile accanto al freno a mano. Dopo un po’ che girai nuovamente vidi la prima ragazza e mi accostai; questa, riconosciutomi iniziò subito a ridere e mi disse che i due uomini adesso stavano lavorando e di ripassare dopo qualche minuto. Eccitatissimo la ringraziai e mi allontanai. Il mio cazzo stava uscendo dalle mutande: la prima nigeriana mi aveva nuovamente preso in giro e fra poco avrei incontrato una delle altre due e messo in azione il mio piano. Dopo un paio di giri una macchina si fermò alla loro piazzola e una delle due, la più alta scese; mi precipitai da lei, che subito mi riconobbe; chiesi nuovamente conferma se fosse realmente una trans e alla sua risposta affermativa contrattamo prezzo e prestazione. Voleva 50 euro, ma io volevo essere sicuro che lei mi scopasse e gliene promisi 100. La ragazza salì in macchina e ci dirigemmo verso un luogo appartato parlando del più e del meno. Le chiesi il suo nome e mi rispose Tina. La situazione non era però elettrizzante come me l’ero immaginata, poiché la ragazza era un po’ a disagio e non aveva la freddezza per continuare a recitare; decisi quindi di prendere io in mano le situazione e le chiesi quale fosse il suo nome maschile. La nigeriana ci pensò un attimo e mi rispose Joseph; continuai allora chiedendole di dove fosse, quando avesse iniziato a travestirsi, se si sentisse più maschio o femmina. Tina, anzi Joseph, dopo l’iniziale disagio si stava finalmente sciogliendo confortata dalla convinzione che io stessi effettivamente credendo a tutto quello che mi diceva. Quello che volevo si stava relaizzando, Joseph prendeva via via più coraggio e ormai recitava perfettamente la parte del trans, mi accorsi pure che aveva notato alla sua sinistra il vibratore e lo accarezzava con le dita. Mi disse che quella notte si sentiva molto maschio, che io lo eccitavo tantissimo, che aveva voglia di scoparmi di farmi sentire donna. Fermata la macchina le chiesi il permesso di farle un pompino, ma lei mi fermo e inveendo verso di me urlò che decideva lui cosa fare, che non era venuto con me per farsi spompinare ma per scoparmi e mi intimò di mettermi subito alla pecorina; non me lo feci ripetere due volte, mi lubrificai il mio buchetto e attesi con ansia, sperando che Joseph capisse che avrebbe potuto usare il vibratore facendomi credere che fosse il suo bel cazzone. La nigeriana fortunatamente era davvero sveglia, infatti si adagiò da dietro sopra di me, calzò un preservativo al vibratore e iniziò con calma a penetrarmi. Ero così eccitato che non riuscii a trattenermi e raggiunsi subito l’orgasmo. Joseph ormai perfettamente calato nel suo nuovo ruolo continuava a stantuffarmi, nonostante le avessi detto che ormai era venuto; mi impediva di rialzarmi, con le cosce e la mano sinistra spingeva su e giù il vibratore, con la destra mi teneva la testa schiacciata verso il basso; nel frattempo mi urlava che ero una troia, che voleva sfondarmi il culo, che avevo goduto troppo in fretta e adesso avrei dovuto aspettare che godesse anche lui. Andò avanti per altri cinque minuti, io avevo di nuovo il cazzo duro, ma non mi permise di godere nuovamente, perché nel frattempo, mimato un orgasmo in modo assolutamente realistico, aveva estratto il vibratore e si era tolta dalle mie spalle. Quando ero ancora girato notai con la coda dell’occhio che furtivamente toglieva il preservativo dal vibratore e risistemava questo all’interno del sacchetto. Mentre mi risistemavo Joseph iniziò quindi a prodigarsi in complimenti, lodando il mio culetto e dicendo che era tempo che non godeva come quella sera; ringraziai dicendo che anch’io ero soddisfattissimo perché mentre mi scopava mi aveva fatto sentire una vera troia. Riaccompagnai Joseph alla sua piazzola e promisi che sarei tornato presto, lei quindi mi salutò con un bacio e mi sussurrò all’orecchio “Ti aspetto porcellina”.
Era stato fantastico, mi ero fatto scopare da una nigeriana facendole credere che fossi convinto che lei fosse una vera trans. Sarei certamente tornato da Joseph, ma prima dovevo escogitare il modo per portare il gioco ancora più avanti.

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